Non capita certo tutti i giorni
l’opportunità di trascorrere un pomeriggio a chiacchierare con una stella del
mondo enogastronomico; quando si presenta l’occasione, bisogna coglierla al
volo!
Ed eccomi quindi
faccia a faccia con Gino Sorbillo, personaggio dalle molteplici
sfaccettature: pizzaiolo, imprenditore, artigiano del gusto, sperimentatore,
comunicatore mediatico, uomo impegnato nel sociale. E, prima di ogni altra
cosa, persona di straordinaria gentilezza e disponibilità.
Solitamente, nel
raccontare di qualcuno si segue un percorso cronologico del tipo "da dove
proviene, cosa sta facendo e quali sono i suoi programmi per il futuro"; ebbene,
nel caso di Gino Sorbillo l’unico punto fermo è il passato, la sua storia.
Perché presente e futuro sono inscindibili l’uno dall’altro. È in continuo
movimento; ha sempre qualche idea da portare avanti, nuovi progetti da
realizzare, nuovi obiettivi da raggiungere.
Basti pensare
che non gradisce neanche la costruzione di un menu definitivo, perché la sua
fervida creatività lo porta a non volersi fossilizzare. Preferisce qualcosa di
più flessibile, come pizze basate su prodotti stagionali, o anche dare la
possibilità al cliente di affidarsi completamente all’estro del pizzaiolo.
Ho avuto la
fortuna di beneficiare della sua inventiva, in un percorso degustativo di
intensità crescente, dai sapori sorprendenti.
Gino ha voluto
iniziare con una pizza dal gusto delicato, condita con fior di latte misto
bufala, talli di zucchine, ricotta di pecora aggiunta a crudo, pepe nero
macinato e olio extravergine d’oliva di Villa Santa Croce.
Successivamente
è passato a una pizza con sgombro siciliano, radicchio e provola misto bufala.
Come terza
creazione, un ripieno farcito internamente con mozzarella e salame napoletano,
ed esternamente con ricotta nera (lavorata con olive nere di Gaeta).
Finale
scoppiettante con una pizza che mi ha carinamente dedicato: ombra di pomodoro,
fior di latte misto bufala, pancetta irpina e Bomba del Salento, senza olio aggiunto.
Dopo la
degustazione, Gino mi ha mostrato la sua creatura in stato nascente: la Casa
della Pizza, una struttura pensata per accogliere eventi e incontri, da
mettere a disposizione di chiunque voglia presentare progetti per valorizzare
Napoli e il Centro storico in particolare. Ma anche un ulteriore tassello di
storia familiare: questo luogo di accoglienza occupa, infatti, quella che fino
a pochi anni fa era la casa dell’amatissima zia Esterina, la prima dei 21
fratelli Sorbillo (il papà di Gino, Salvatore, è il diciannovesimo), figli dei
capostipiti Luigi e Caterina. Gino ha posizionato la sua scrivania proprio
laddove un tempo c’era il letto della zia, una figura importantissima nella sua
vita. Nella Casa della Pizza ci sarà un archivio storico sul mondo della pizza,
e ovviamente non mancheranno un forno e una cucina, per sperimentare nuovi
impasti ed elaborare nuove tecniche: Gino afferma che la pizza è sempre in
crescita.
Mi spiega quali
sono i criteri che guidano la produzione delle pizze che sforna
quotidianamente: impiego di lievito di birra in quantità ridottissime (1 grammo per ogni litro d'acqua);
lievitazione lenta per garantire leggerezza al prodotto (e qui sta il richiamo
alla tradizione); scelta accurata degli ingredienti, grazie a una rete di
conoscenze personali con i produttori; utilizzo di massimo tre o quattro
condimenti alla volta, per non contaminare troppo i sapori. Dell’impasto si
occupa il fratello Antonio.
Nonostante Gino
ami anche cucinare (tra l’altro, ha seguito i corsi di cucina presso il Don
Alfonso 1890), preferisce dedicarsi esclusivamente alla pizza. Gli chiedo quali
siano i suoi primi ricordi legati al cibo, e mi parla di cose semplici: il
pomodoro, le pizze fritte con la ricotta che mangiava in pizzeria con la
famiglia… Anche adesso i suoi gusti non sono elaborati, predilige piatti in cui
gli ingredienti siano ben identificabili; ama i formaggi, il riso, e anche i
dolci (in particolare la millefoglie), sebbene cerchi di non eccedere.
Ha ottimi
rapporti con i colleghi pizzaioli, anzi, è spesso promotore di iniziative
collettive per salvaguardare quanto più possibile la vera pizza napoletana nel
mondo.
Il motore
propulsivo di quest’uomo sono i sentimenti: l’amore per il suo lavoro, per la
sua città, per la sua famiglia.
Come ultima
curiosità, gli domando quale sia la sua più grande soddisfazione professionale. Risponde senza esitare: “Ricevere
gli apprezzamenti degli anziani. Con tutta la loro esperienza, se mi fanno
un complimento significa che la pizza è davvero piaciuta! Hanno pochi soldi da
spendere, e sono felice che ne possano trarre un po’ di contentezza”.
Questo è Gino
Sorbillo.
come dire...? la classe non è acqua!
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