martedì 7 gennaio 2014

ASSAGGI DI CINEMA - MADE IN ITALY




Passiamo ora in rassegna una serie di titoli italiani, dai classici a quelli dei giorni nostri. Perché la buona cucina, il Bel Paese e il cinema vanno spesso a braccetto ;-)


L’ORO DI NAPOLI

Film a episodi che vede protagonista la bella Sofia Loren nei panni di una pizzaiola fedifraga che perde il suo anello di smeraldo nel capitolo “Pizze a credito” (il cui titolo fa riferimento all’usanza di pagare dopo 8 giorni). Altro riferimento storico, l’allestimento di un banco per le pizze fritte direttamente fuori alla propria abitazione. Le riprese sono state effettuate a Napoli nei locali della pizzeria “Starita a Materdei”.
Pizze, amore e infedeltà.

  
UN AMERICANO A ROMA

Il romano Nando è totalmente preso dal mito dell’America, e vive la sua vita come se si trovasse in un film hollywoodiano. Prova anche a cibarsi come uno yankee (in una scena entrata nella leggenda!) ma i maccheroni avranno la meglio!
“Maccarone... m’hai provocato e io te distruggo adesso, maccarone! Io me te magno!”

  
MISERIA E NOBILTÀ

Dalla commedia di Eduardo Scarpetta, la storia di un inganno con finalità romantiche, per favorire l’amore tra un nobile partenopeo e una bella non aristocratica.
I tutt’altro che blasonati Felice Sciosciammocca e famiglia non riescono a contenere gli entusiasmi nel corso di un invito a pranzo, prendendo letteralmente d’assalto gli spaghetti fumanti!
Altrettanto mitica la scena della lista della spesa che Peppiniello commissiona a Felice (“Tu con questa fame digerisci pure le corde di contrabbasso!”) e che si concluderà con un nulla di fatto.
Il cibo sognato, agognato e conquistato!

  
SUSANNA TUTTA PANNA

Ingredienti: una torta, una ricetta segreta, una pasticcera maldestra, una giusta conclusione, et voilà, il film è servito.
Zucchero, gelosie e sbuffi di panna.

  
CAFÉ EXPRESS
 
Le notti del napoletano Michele Abbagnano (un grandissimo Nino Manfredi) sono incredibilmente lunghe: percorre avanti e indietro un treno viaggiante su una tratta campana, vendendo il caffè che porta con sé in una cesta carica di thermos (irresistibile il buono per “uno cafè” che lascia a un cliente per un viaggio successivo). Dovrà destreggiarsi tra controllori, ispettori ministeriali e borseggiatori, ma l’arte della sopravvivenza avrà la meglio.
Il caffè aiuta a sbarcare il lunario.

  
BIANCA

Storia del maniacale Michele Apicella e delle sue tante ossessioni, incluse quelle gastronomiche: si consola dalle pene amorose con un enorme vaso di crema alle nocciole da spalmare sul pane (traducendo in realtà il sogno di milioni di golosi!) e, nel corso di una cena, redarguisce uno dei commensali perché “fa il tunnel” nel Mont-Blanc e perché non ha mai assaggiato la Sacher Torte. Non possiamo che convenire: “Continuiamo così, facciamoci del male”.

  
LA FAMIGLIA
 
Ottant’anni di storia familiare, nella quale sono tantissime le occasioni trascorse a tavola o in cucina. Discussioni, feste, semplici momenti di condivisione di una fetta d’anguria o di un piatto di spaghetti, in un film pluripremiato dal cast all star.
Il cibo come parte della quotidianità. 

  
SABATO, DOMENICA E LUNEDÌ

Tratto dall’omonima commedia di Eduardo De Filippo, il film narra di come l’apprezzamento per un piatto della nuora (i maccheroni alla siciliana) da parte del marito scateni le ire di Donna Rosa Priore, maestra del sacro ragù domenicale.
Da culto assoluto la discussione tra donne in macelleria sulla scelta delle carni da utilizzare e sulla preparazione del ragù stesso.
La cucina come sublime arte, il ragù come rito non solo nutritizio.

  
LA CENA

Il ristorante romano della bella Flora è teatro di storie e conversazioni, che si snodano tra la brigata in cucina, il personale di sala e tra gli avventori ai tavoli. Voci che si susseguono, che si accavallano.
I piatti scelti fanno emergere personalità e gusti dei clienti (l’edonista Sandrelli mangia golosamente la trippa, la sua morigerata figlia prende un consommé, e così via), lo chef si sente incompreso e circondato da incapaci, in una serata “accorsata”, secondo le parole di uno dei protagonisti, il maestro interpretato da Vittorio Gassman. Lo stesso che poi spiegherà alla titolare che il cibo e le bevande simboleggiano la stessa condizione umana, che il consumo di un pasto a una tavola di estranei o di amici ha più a che fare con il cuore che con lo stomaco perché convivialità vuol dire vivere con gli altri, e che fare la “ristoratora” è il più bel mestiere del mondo.

  
BACI E ABBRACCI

Lo stralunato ristoratore salernitano Mario, titolare del fallimentare ristorante “L’Antica Macina” a Marina di Cecina – erroneamente scambiato per un assessore – viene invitato in un casale per la vigilia di Natale da un gruppo di livornesi che hanno bisogno di un finanziamento per il loro allevamento di struzzi. L’equivoco sarà poi smascherato, ma, tra cappone e castagnaccio, la cucina di Mario riuscirà a calmierare gli animi.
Quando il cibo è salvifico.

  
PRIMO AMORE

L’orafo Vittorio vuole plasmare il corpo dell’amata Sonia a suo piacimento, costringendola a un massacrante digiuno per farle perdere 15 chili. La pesa, la sorveglia, la tormenta, mentre lei si riduce a rubare briciole o a fiondarsi su un piatto di pasta al ristorante in un momento di distrazione. La conclusione della storia non potrà che essere drammatica.
Il cibo e il suo lato malato.

  
MINE VAGANTI

Imprevisti e burrasche nella famiglia Cantone, proprietaria del pastificio omonimo a Lecce, tra ricordi, amori impossibili e confessioni catartiche.
Le mine vaganti sono quelle che “servono a portare disordine, a cambiare i piani”. Su tutto, regna l’idea di fondo che le persone non se ne vanno mai veramente.
La pasta come vincolo, i dolci come estrema liberazione. 



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